UNA SERA, DI MAGGIO…

di Amleto Ravedoni

Anche al di là del Piave, il 1976 è stato l’anno delle radio libere. Il concetto di radio libera era ben lontano da quello di radio privata, già una realtà piu’ strutturata e aziendale.

Subito dopo la prima radio della provincia, Radio Marca di Treviso, due ragazzi giovani alle prese con l’Università, s’ inventarono Radio Conegliano che aveva trovato ospitalità in una casupola a due piani sulla strada che porta al Castello, in via Benini.

Io venni portato li’ da un amico, Michele Furlan del quale, anni dopo divenni persino testimone di nozze. Non ero granchè esperto di musica, la mia passione era il teatro. Avevo già recitato in teatri parrocchiali e fantasticavo sul mio futuro d’artista. Accettarono, senza tanti giri di parole, la mia proposta di  una trasmissione di poesia, “Calliope”, due appuntamenti alla settimana di 15’ per i quali percepivo il ricco compenso di 350 lire a trasmissione. Era entusiasmante il clima. Meglio di una pasticceria, una discoteca, una qualsiasi cosa. Un punto di aggregazione incredibile dove ragazzi e ragazze si conoscevano, si frequentavano e alla fine magari si sposavano! Quanto amori nati attraverso le frequenze di Radio Conegliano. Il dj era un mito e tutti volevano diventarlo, era fichissimo insomma. La radio si era già dotata di una piu’ che discreta discoteca, anche se molti conduttori si portavano i loro dischi da casa, l’insonorizzazione delle pareti era ottenuta con i cartoni delle uova, ma la voglia di comunicare e farsi sentire era veramente tanta. Non era una radio politicizzata, la cosa piu’ importante era sopravvivere e per sopravvivere bisognava “far schei” con la pubblicità dei negozi di Conegliano. Piu’ il segnale diventava forte e piu’ si potevano  raccogliere risorse. C’erano le dirette di calcio, con una squadra ben affiatata e una quantità di trasmissioni tutte rigorosamente in diretta, e in ogni giorno dell’anno, Natale e Capodanno compresi. Io son cresciuto radiofonicamente là; dopo Calliope presentai una trasmissione radiofonica dedicata al teatro e tutte le settimane andavo al teatro Accademia di Conegliano o al Garibaldi di Treviso (da qualche anno scomparso) per intervistare grandi attori e artisti, da Giulio Bosetti a Carmelo Bene, Da Franco Enriquez a Ornella Vanoni e a tantissimi altri artisti. C’è da dire che una trasmissione dedicata alla prosa era una rarità, la prassi era fatta di musica, io rappresentavo l’eccezione, che dava lustro all’immagine della radio anche se non portava neanche una lira. Ricordo una sera, al Teatro Garibaldi, devo intervistare Maria Grazia Buccella, attrice che molti ricordano per la sua bellezza. Io e il fonico, Luigi Teot, fummo accolti nel suo camerino dopo lo spettacolo. Doveva avere molto caldo la Buccella perché ci accolse con una vestaglia verde ma trasparente. Probabilmente ne venne fuori l’intervista piu’ insensata della mia vita, io e il fonico non riuscimmo ad alzare lo sguardo oltre il decoltè della vestaglia! Un anno  molto divertente. Dopo il diploma e dopo aver cercato, con successo, di farmi licenziare o non rinnovare i contratti di lavoro (con gran delusione della famiglia) l’anno  seguente passai alla concorrenza che mi garantiva addirittura una regolare assunzione con versamento di contributi Enpals. Cosi’ mentre gli amici di Radio Conegliano continuavano per pura passione, ritagliandosi un po’ di tempo dopo l’orario di ufficio o le ore di studio, io nel  luglio del 1977 entrai a Radio 80 il cui titolare era un Senatore della Repubblica democristiano. Furono anni poco entusiasmanti, la radio era orientata politicamente non secondo la mia visione del mondo e la passione lascio’ spazio al mestiere ma la spinta creativa soffriva. Resistetti due anni poi le circostanze mi indussero ad andarmene. Era il 1979. Il mio obiettivo era recitare, darmi al teatro di prosa, il mito era il piccolo teatro di Milano e i sogni sono duri a morire, a volte si trasformano ma non muoiono mai perché la loro fine segna lo spegnersi dell’entusiasmo e, forse, l’oblio della nostra effimera presenza sulla terra. Per due anni vagai da lavoro a lavoro senza concludere niente di buono, fino al 1981 quando, per dare un senso alla vita, mi iscrissi (dovrei dire con piu’ esattezza ri-iscrissi) all’Università Cà Foscari di Venezia in lettere e filosofia. Per mantenermi tornai a Radio Conegliano che nel frattempo non era piu’ la radio pionieristica che aveva esaltato i ragazzi del 55-56-57 ma si era trasformata in una attività commerciale, sempre aperta alle voci dei cittadini. In quegli anni di studio e lavoro, mi trovai a lavorare con la Signora Gianna. Parlava in dialetto, non si esprimeva in modo raffinato (mentre io andavo a studiare dizione e recitazione a Pisa tutti i mesi) ma era una donna di grande spessore umano e per questo le si perdonava molto. Per me furono anni utili e belli, professionalmente ormai avevo imparato tutto e per 4 anni la mattina Radio Conegliano e Amleto erano una cosa sola. In quel fatiscente edificio che per quanto lo si mettesse a posto aveva sempre qualche problema, ho vissuto incontri importanti non con gente famosa ma con persone comuni o professionisti di valore. Ma quattro anni sono tanti, per uno spirito libero e cosi’, in concomitanza con la laurea, salutai Radio Conegliano e la stessa cittadina della sinistra Piave per andare a Treviso, incontro alla mia prima moglie, prima figlia e professionalmente all’emittente televisiva Antenna Tre, dove conobbi  Davide Camera, ma questa è un’altra storia.